La Fondazione

L'attività di Carlo Magno non si concretizzò soltanto nelle conquiste, nell'organizzazione politica dell'Impero che aveva costruito e nella razionalizzazione della sua vita sociale e feudale, ma si estese con l'Accademia, con lo stesso impegno, alla valorizzazione della cultura. Si circondò di studiosi ed umanisti appartenenti a diversi popoli, soprattutto di anglosassoni, franchi, italiani, promosse la raccolta di ogni branca del sapere.

Per effettuare il suo piano di riforma, Carlo Magno fece venire presso di sé, dall' Inghilterra, Alcuino di York.

Consigliato da lui, emanò i capitolari circa l'organizzazione delle scuole ed elaborò un programma di studio che si diffuse in tutte le scuole, episcopali e claustrali, e rimase invariato per tutto il Medio Evo,

Il programma comprendeva le sette arti liberali, distinte in «trivio» (grammatica, retorica, dialettica) e in «quadrivio» (aritmetica, geometria, astronomia, musica), a cui poi si aggiunse la medicina.

Completava la cultura nelle scuole superiori lo studio della teologia. Sotto la direzione di Alcuino, fu costituito un centro di studi nel palazzo stesso dell'imperatore ad Aquisgrana: la scuola palatina o scuola di palazzo, appunto. Accanto ad essa esisteva una piccola accademia, dove il latino classico era la lingua preferita. L'imperatore vi chiamava studiosi, letterati, uomini di cultura da ogni paese.

Ben presto queste istituzioni divennero un cenacolo di intellettuali provenienti da ogni parte dell'impero carolingio. Ad Alcuino si aggiusero, Eginardo e Paolo Diacono. Le personalità più eminenti del gruppo, oltre ai tre fondatori, furono: il friulano Paolino di Aquileia, il franco Angilberto, l'intellettuale di origine ispano-visigota Teodulfo di Orleans (probabile autore dei Libri Carolini), l'abate franco e cugino di Carlo Magno Adelardo di Corbie, autore del trattato De ordine palatii e l' irlandese Dungal.

Questo ambiente internazionale, nel corso dell'IX secolo, fondò una cultura che, nonostante riprenda canoni di matrice classica, mostrò caratteri di originalità: il rapporto con l'antico risultava innovativo in quanto fusione della reinterpretazione della cultura classica da parte di ogni rappresentante, influenzato, nell'approccio con l'ellenismo, da canoni etnico-culturali differenti improntati alla fede cristiana. Successivamente, sul modello della scuola palatina, furono fondati nuovi centri di studi, dove i maestri stessi composero preziosi manuali scolastici, che gli amanuensi (scrivani) copiavano in numerosi esemplari, per distribuirli nelle diverse scuole dell'impero.